domenica 20 agosto 2023

Origine del mondo nell'antica Grecia


Come le stelle sono venute in cielo 


Undici storie dal tempo dei nostri antenati

Come sono arrivate le stelle nel cielo? 
Perché ci sono il giorno e la notte?
Come sono nati uomini e animali?

Una sera Dina e il suo fratellino Mika si fanno queste domande e per cercare le risposte, il padre li accompagna in un viaggio magico attraverso culture e antiche religioni.




Mito dell'origine del mondo dall'antica Grecia.

Questo mito ci porta tra gli dei dell'Olimpo, dove vivevano padri disposti a tutto pur di mantenere il loro potere, madri e figli che si ribellano e nuovi padri che proteggono e guidano i figli e i loro talenti.
Lo ha raccontato Thomas Jurczyk in Wie die Sterne an den Himmel Kamen ( come le stelle sono venute in cielo per @editionhamouda  e @ceres_kinderbuch

Questa storia si basa sui racconti di Esiodo nella Teogonia dell'VIII secolo a.C. 

La Teogonia è una delle storie più antiche e importanti, ma non l'unica storia della creazione del periodo dell'antichità greco-romana. 
La religione greca è caratterizzata dalla diversità delle sue divinità e della varietà di narrazioni su di loro. Le divinità spesso si comportavano come gli umani e potevano essere felici, arrabbiate e talvolta cattive proprio come loro.

Dina e Mika si siedono sulle ginocchia del babbo e chiudono gli occhi.  Poi il babbo pronuncia il misterioso incantesimo magico: Jumbala, Jumbala, Jimbaja.«< Dopo un breve momento possono aprire gli occhi perché sono arrivati ​​a destinazione.  Ci troviamo su un'isola tra le case bianche con finestre e porte blu

Dina e Mika chiedono al padre dove sono. -Abbiamo viaggiato indietro nel tempo di duemilaottocento anni e siamo in Grecia, dove la gente amava assistere al volo delle aquile più veloci. -
Voliamo sopra le strade strette tra le case. Papà dice: bambini! Ascoltate la storia inizia.

Molto tempo fa, un contadino di nome Esiodo viveva vicino a un'imponente montagna nell'odierna Grecia. Una volta, mentre Esiodo sorvegliava le greggi di pecore nella sua corte sulle pendici pietrose della grande montagna, gli apparve improvvisamente un gruppo di donne.

Esiodo fu completamente colto alla sprovvista. Fin dalle prime ore del mattino non aveva visto anima viva sulle pendici dei monti, di cui si aveva una buona visuale. Ma da dove sono venute le donne così all'improvviso? Non era stato attento perché il caldo della giornata lo aveva stancato? O aveva visto male? Mentre Esiodo meditava, le donne iniziarono a cantare. Il loro canto era sorprendentemente profondo e il ritmo della sua canzone ricordava il costante flusso e riflusso delle onde del mare. Era molto piacevole ascoltarle. Esiodo dimenticò la sua stanchezza così come le pecore intorno a lui. Si sedette su una pietra all'ombra di un albero per ascoltare i canti delle donne.

Il primo canto raccontava che la notte, il giorno e la terra erano emersi da un enorme abisso, il caos. La terra era una donna e si chiamava Gaia. Gaia creò altre divinità, incluso il Cielo, che si chiamava Urano e che divenne suo marito. Insieme crearono altre divinità chiamate Titani, esseri potenti. Uno dei titani, si chiamava Atlante, ed era così forte da poter portare l'intero cielo sulle sue spalle!

All'inizio la madre Gaia e il padre Urano andavano molto d'accordo, ma poi iniziarono le liti. Urano, il Cielo, trattava male la Terra, Gaia. Spesso le urlava contro e la minacciava. Gaia, tuttavia, non poteva difendersi da Urano, e quindi dovette sopportare la sua meschinità più e più volte. Alla fine, preoccupata, Gaia chiese aiuto al figlio, il titano Crono.
Crono si nascose dietro una roccia davanti alla casa dei genitori e attese che il padre rientrasse. Urano apparve qualche tempo dopo e come spesso accadeva, questo estremamente arrabbiato si precipitò verso la casa di Gaia per sfogare su di lei tutto il suo cattivo umore. Questa volta aveva con sé anche un grosso bastone con cui colpire Gaia! All'improvviso Crono scattò fuori dal nascondiglio, strappò il bastone a suo padre e lo gettò in mare. Allora Urano si rese conto di aver fatto una grande ingiustizia alla sua cara moglie Gaia. Seppellì la testa tra le sue due mani possenti, che erano come enormi nuvole, e pianse lacrime amare. “Cosa ho fatto?” Urano continuava a gridare, e il cielo divenne rosso perché si vergognava così tanto.

Da allora Urano smise di far del male a Gaia. Tornò la pace e fu allora che i due figli di Gaia e Urano, i titani Crono e Rea crearono altri dei, tra cui il potente Zeus. Zeus era famoso per il suo immenso sapere e per essere molto saggio. Ma questo era solo un lato di Zeus, perché proprio come suo nonno Urano, quando si arrabbiava poteva diventare terribilmente ingiusto. Quando Zeus sedeva tremante di rabbia sulla cima del monte Olimpo, poteva passare molte ore a scagliare fulmini intorno a se. La gente spaventata fuggiva nelle proprie case, sperando che Zeus si calmasse presto.

Tuttavia, prima che Zeus diventasse così potente, dovette usare un trucco per combattere suo padre Crono. Questa storia è ancora più strana di qualsiasi cosa sia accaduta prima. Tutto iniziò così: quando il titano Crono seppe che sua moglie Rea stava per avere delle figlie e dei figli, ne temette la forza e la bellezza.

“Cosa farò quando diventeranno più grandi e più potenti di me?” si chiese ansioso. E così decise di mangiare le figlie e i figli appena nati!

Rea, la moglie di Crono, in un primo momento pensò che suo marito fosse impazzito e scosse la testa divertita quando sentì la sua idea. Ma quando capì che Crono intendeva effettivamente divorare i loro figli, riuscì a salvare Zeus, il più piccolo, consegnando a Crono una pietra e nascondendolo subito dopo la nascita nel profondo di una montagna su un'isola lontana. Crono mangiò la pietra e Zeus poté crescere protetto da sua nonna Gaia nella profonda caverna di una grande montagna su un'isola lontana.
Quando Zeus fu grande, liberó i suoi fratelli dal ventre di Crono. Poi Zeus, le sorelle e i fratelli decisero di combattere i Titani. Anche il padre Crono era un Titano e con gli altri fu mandato in un luogo lontano da dove non poterono più fare del male né alla gente né alle divinità dell'Olimpo. Da quel giorno non furono più i Titani a governare il mondo, ma Zeus, le sue sorelle e i suoi fratelli.

Ma chi erano i fratelli e le sorelle di Zeus che ora governavano il mondo?

Demetra era la dea della natura e del grano; Ade il dio degli inferi; Estia la dea della famiglia; Poseidone divinità dei mari e Era divinità celeste. 

Zeus ebbe anche molte figlie e molti figli. Non ebbe mai paura di vederli crescere e fu per loro una guida e un sostegno nella ricerca di una collocazione adatta ai loro talenti.

A quei tempi le donne cantavano di tutti queste divinità, della loro origine, delle loro abilità, delle loro liti e delle loro avventure,   Esiodo ascoltava con stupore e decise di scrivere le storie invece di dimenticarle. Ed è proprio per questo che ancora adesso possiamo raccontarle come favole della buonanotte.











martedì 1 agosto 2023

In fondo al mar

 Trombettista marino


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lunedì 31 luglio 2023

Angelica











 📖  con il ritratto di Angelica mi unisco alla tessitura di "Un filo nel vento, Storie di donne",  un'opera corale, un libro scritto da Roberta Sale, edito da Ilisso e illustrato da  Lilliana Comes, Nicoletta Calvo, Berenice La Ruche, Giorgia Atzeni, Pia Valentinis, Maria Francesca Melis, Kiki Skipi, Alessandra Murgia, Sara Bachmann, Valentina Fadda, Annalisa Salis, Claudia Piras, Daniela Demurtas, Daniela Spoto, Daniela Cella, Viola Vistosu Villani, Silvia Maxia, Alessandra Pulixi, Barbara Pala, Sebastiana Mesina e Simone Loi.

https://unfilonelvento.altervista.org/

💪 Angelica, simbolo della bellezza irraggiungibile nell'Orlando Furioso di Ariosto, ma anche una donna ribelle. 

Contraria all'idea di essere conquistata, si oppone al destino che le stato assegnato: diventare il premio per il soldato più valoroso. 


💫 Angelica scappa e usa tutte le sue risorse per resistere: tenacia, astuzia e magia.

Un anello magico la rende invisibile e immune ai tranelli del mago Atlante (un anello tipo quello di Tolkien ma senza controindicazioni!) 


🌼 Nel disegno fugge attraverso il giardino del palazzo di Atlante, con i capelli al vento e dei fiori tra le ciocche... 

come andava di moda fare tra I pittori del Rinascimento ho scelto di inserire un indizio del suo nome con i fiori, quelli dell'angelica. 


🎠 Sullo sfondo, nella sua armatura scintillante, corre anche Orlando.

Su e giù per il palazzo incantato di Atlante, si perde inseguendo quella che gli pare essere Angelica, ma altro non è che la sua più grande ossessione. 


😣 Si perdono come Orlando tutti coloro che entrano nel palazzo: qui si rimanere intrappolati come in un sogno inconcludente! 


💙 Dopo tanto fuggire anche Angelica si innamora ma di questo vi parlerà Roberta nel suo libro 


✒ Piacciavi udir ne l’altro canto il resto,

Signor, che tempo è omai di finir questo


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Ludovico Ariosto - Orlando furioso (1928)

Canto duodecimo


Senza riposo Orlando porta avanti la sua ricerca di Angelica, come la dea Cerere aveva cercato la figlia rapita.
Orlando non aveva a sua disposizione un carro trainato da Draghi, ma poteva dirsi tanto voglioso di ritrovare la persona perduta quanto lo era stata allora Cerere; non riuscì come la dea a controllare ogni minimo luogo, ma svolse comunque una ricerca continua, minuziosa ed estenuante.


4
     L’ha cercata per Francia: or s’apparecchia
per Italia cercarla e per Lamagna,
per la nuova Castiglia e per la vecchia,
e poi passare in Libia il mar di Spagna.
Mentre pensa cosí, sente all’orecchia
una voce venir, che par che piagna:
si spinge inanzi; e sopra un gran destriero
trottar si vede inanzi un cavalliero,

5
     che porta in braccio e su l’arcion davante
per forza una mestissima donzella.
Piange ella e si dibatte e fa sembiante
di gran dolore, et in soccorso appella
il valoroso principe d’Anglante;
che come mira alla giovane bella,
gli par colei, per cui la notte e il giorno
cercato Francia avea dentro e d’intorno.

6
     Non dico ch’ella fosse, ma parea
Angelica gentil ch’egli tant’ama.
Egli, che la sua donna e la sua dea
vede portar sí addolorata e grama,
spinto da l’ira e da la furia rea,
con voce orrenda il cavallier richiama;
richiama il cavalliero e gli minaccia,
e Brigliadoro a tutta briglia caccia.

7
     Non resta quel fellon, né gli risponde,
all’alta preda, al gran guadagno intento,
e sí ratto ne va per quelle fronde,
che saria tardo a seguitarlo il vento.
L’un fugge, e l’altro caccia; e le profonde
selve s’odon sonar d’alto lamento.
Correndo usciro in un gran prato; e quello
avea nel mezzo un grande e ricco ostello.

[p. 246]


8
     Di vari marmi con suttil lavoro
edificato era il palazzo altiero.
Corse dentro alla porta messa d’oro
con la donzella in braccio il cavalliero.
Dopo non molto giunse Brigliadoro,
che porta Orlando disdegnoso e fiero.
Orlando, come è dentro, gli occhi gira;
né piú il guerrier, né la donzella mira.

9
     Subito smonta, e fulminando passa
dove piú dentro il bel tetto s’alloggia:
corre di qua, corre di lá, né lassa
che non vegga ogni camera, ogni loggia.
Poi che i segreti d’ogni stanza bassa
ha cerco invan, su per le scale poggia;
e non men perde anco a cercar di sopra,
che perdessi di sotto, il tempo e l’opra.

10
     D’oro e di seta i letti ornati vede:
nulla de muri appar né de pareti;
che quelle, e il suolo ove si mette il piede,
son da cortine ascose e da tapeti.
Di su di giú va il conte Orlando e riede;
né per questo può far gli occhi mai lieti
che riveggiano Angelica, o quel ladro
che n’ha portato il bel viso leggiadro.

11
     E mentre or quinci or quindi invano il passo
movea, pien di travaglio e di pensieri,
Ferraú, Brandimarte e il re Gradasso,
re Sacripante et altri cavallieri
vi ritrovò, ch’andavano alto e basso,
né men facean di lui vani sentieri;
e si ramaricavan del malvagio
invisibil signor di quel palagio.

[p. 247]


12
     Tutti cercando il van, tutti gli dánno
colpa di furto alcun che lor fatt’abbia:
del destrier che gli ha tolto, altri è in affanno;
ch’abbia perduta altri la donna, arrabbia;
altri d’altro l’accusa: e cosí stanno,
che non si san partir di quella gabbia;
e vi son molti, a questo inganno presi,
stati le settimane intiere e i mesi.


(...)
a tutti par che quella cosa sia,
che piú ciascun per sé brama e desia.

21
     Questo era un nuovo e disusato incanto
ch’avea composto Atlante di Carena,
perché Ruggier fosse occupato tanto
in quel travaglio, in quella dolce pena,
che ’l mal’influsso n’andasse da canto,
l’influsso ch’a morir giovene il mena.
Dopo il castel d’acciar, che nulla giova,
e dopo Alcina, Atlante ancor fa pruova.

22
     Non pur costui, ma tutti gli altri ancora,
che di valore in Francia han maggior fama,
acciò che di lor man Ruggier non mora,
condurre Atlante in questo incanto trama.
E mentre fa lor far quivi dimora,
perché di cibo non patischin brama,
sí ben fornito avea tutto il palagio,
che donne e cavallier vi stanno ad agio.

23
     Ma torniamo ad Angelica, che seco
avendo quell’annel mirabil tanto,
ch’in bocca a veder lei fa l’occhio cieco,
nel dito, l’assicura da l’incanto;
e ritrovato nel montano speco
cibo avendo e cavalla e veste e quanto
le fu bisogno, avea fatto il disegno
di ritornare in India al suo bel regno.

[p. 250]


24
     Orlando volentieri o Sacripante
voluto avrebbe in compagnia: non ch’ella
piú caro avesse l’un che l’altro amante;
anzi di par fu a’ lor disii ribella:
ma dovendo, per girsene in Levante,
passar tante cittá, tante castella,
di compagnia bisogno avea e di guida,
né potea aver con altri la piú fida.

25
     Or l’uno or l’altro andò molto cercando,
prima ch’indizio ne trovasse o spia,
quando in cittade, e quando in ville, e quando
in alti boschi, e quando in altra via.
Fortuna al fin lá dove il conte Orlando,
Ferraú e Sacripante era, la invia,
con Ruggier, con Gradasso et altri molti
che v’avea Atlante in strano intrico avolti.

26
     Quivi entra, che veder non la può il mago,
e cerca il tutto, ascosa dal suo annello;
e truova Orlando e Sacripante vago
di lei cercare invan per quello ostello.
Vede come, fingendo la sua imago,
Atlante usa gran fraude a questo e a quello.
Chi tor debba di lor, molto rivolve
nel suo pensier, né ben se ne risolve.

27
     Non sa stimar chi sia per lei migliore,
il conte Orlando o il re dei fier Circassi.
Orlando la potrá con piú valore
meglio salvar nei perigliosi passi:
ma se sua guida il fa, sel fa signore;
ch’ella non vede come poi l’abbassi,
qualunque volta, di lui sazia, farlo
voglia minore, o in Francia rimandarlo.

[p. 251]


28
     Ma il Circasso depor, quando le piaccia,
potrá, se ben l’avesse posto in cielo.
Questa sola cagion vuol ch’ella il faccia
sua scorta, e mostri avergli fede e zelo.
L’annel trasse di bocca, e di sua faccia
levò dagli occhi a Sacripante il velo.
Credette a lui sol dimostrarsi, e avenne
ch’Orlando e Ferraú le sopravenne.

29
     Le sopravenne Ferraú et Orlando;
che l’uno e l’altro parimente giva
di su di giú, dentro e di fuor cercando
del gran palazzo lei, ch’era lor diva.
Corser di par tutti alla donna, quando
nessuno incantamento gli impediva:
perché l’annel ch’ella si pose in mano,
fece d’Atlante ogni disegno vano.

30
     L’usbergo indosso aveano e l’elmo in testa
dui di questi guerrier, dei quali io canto;
né notte o dí, dopo ch’entraro in questa
stanza, l’aveano mai messi da canto;
che facile a portar, come la vesta,
era lor, perché in uso l’avean tanto.
Ferraú il terzo era anco armato, eccetto
che non avea, né volea avere elmetto,


33
     Atlante riparar non sa né puote,
ch’in sella non rimontino i guerrieri
per correr dietro alle vermiglie gote,
all’auree chiome et a’ begli occhi neri
de la donzella, ch’in fuga percuote
la sua iumenta, perché volentieri
non vede li tre amanti in compagnia,
che forse tolti un dopo l’altro avria.

34
     E poi che dilungati dal palagio
gli ebbe sí, che temer piú non dovea
che contra lor l’incantator malvagio
potesse oprar la sua fallacia rea;
l’annel, che le schivò piú d’un disagio,
tra le rosate labra si chiudea:
donde lor sparve subito dagli occhi,
e gli lasciò come insensati e sciocchi.

35
     Come che fosse il suo primier disegno
di voler seco Orlando o Sacripante,
ch’a ritornar l’avessero nel regno
di Galafron ne l’ultimo Levante;
le vennero amendua subito a sdegno,
e si mutò di voglia in uno instante:
e senza piú obligarsi o a questo o a quello,
pensò bastar per amendua il suo annello

In fondo al mar





Polpo aggrovigliato con rime di Alessandro Sbarra
 

sabato 1 luglio 2023

Piccolo Festival di illustrazione “Tutto d’un tratto”

 






Nel folklore del Nord Europa The Sandman crea sogni con la sua sabbia magica... un po' come faceva Costantino Nivola, che aveva trovato un modo per dare corpo alle sue forme di sabbia con la tecnica del sandcasting.

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Ho fatto questo ritratto sabbioso per il Piccolo Festival di illustrazione “Tutto d’un tratto”  organizzato dal museo Nivola. Il tema di quest'anno, lo avrete indovinato, è il sogno.

Tecnica mista con: acquerelli, tempere, stucco di cemento e resina, colla vinilica e acrilico oro.
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Il festival si terrà il 2 luglio a Orani

Programma:
10:00 – Apertura stand
11:00 – Workshop per bambini “Suminebru | Sogno fluttuante, tecnica di stampa sull’acqua” a cura di Maria Tedde
11:30 – Workshop per ragazzi “La grande matrice | Azione corale di incisione e stampa manuale” a cura di Alberto Marci
13:00 – Pausa pranzo
15:30 – Workshop per adulti “L’ombra dei sogni | Costruzione di set fotografici animati da animali fantastici” a cura di Eleonora Gambula
16:30 – Talk “Percorsi” con Federico Orrù e Carol Rollo – modera Paolo Carta18:00 –  Arrogalla

La mostra del graphic designer e poeta visivo spagnolo Isidro Ferrer, con le sue visioni oniriche, sarà il suggestivo sfondo di questa prima edizione.

Illustratori e ospiti
Giorgia Atzeni, Maurizio Brocca, Paolo Carta, Monica Casu, Andrea D’Ascanio, Flavia Della Camelia, Ignazio Fulghesu, Eleonora Gambula, Alberto Marci, Manuelle Mureddu, Evelise Obinu, Federico Orrù, Andrea Pes, Claudia Piras, Carol Rollo, Bruno Savona, Francesca Savona, Roberta Scano, Gianfranco Setzu, Martina Silli, Antonio Sini, Tommaso Spiga, Daniela Spoto, Maria Tedde, Claudia Testa.

Con la partecipazione del Liceo Artistico ‘F. Ciusa’ di Nuoro, dell’Accademia delle Belle Arti ‘Mario Sironi’ di Sassari e Cultína | coworking creativo.

Grafica a cura di Heart Studio

#tuttoduntratto #museonivola #orani #illustrazione #costantinonivola #sandman #sandcasting #nivola #sogno

giovedì 13 aprile 2023

Il principe piccolo

 Ho illustrato un nuovo libro people!


Il testo e le tavole sono pronte, ma ci vorrà ancora un po' di pazienza prima di poterlo sfogliare. Ora Artemis e i suoi viaggi sono nello studio della grafica... aspettiamo con voi lo sbarco in libreria! 

Intanto questa sarà la copertina e il libro è già in prevendita sul sito di @peoplepub.it


Sotto qualche foto di backstage, qualche bozza scartata dello studio dei personaggi, la prova di copertina in digitale e la tavola definitiva