lunedì 30 novembre 2020

DANTE - Inferno

🔥arriva INFERNO!













e proseguendo tra le schegge e tra ’ rocchi de lo scoglio ...

Inferno", Canto XXVI

Godi, Fiorenza, poi che se’ sì grande, che per mare e per terra batti l’ali, e per lo ’nferno tuo nome si spande! 3 Tra li ladron trovai cinque cotali tuoi cittadini onde mi ven vergogna, e tu in grande orranza non ne sali. 6 Ma se presso al mattin del ver si sogna, tu sentirai di qua da picciol tempo di quel che Prato, non ch’altri, t’agogna. 9 E se già fosse, non saria per tempo. Così foss’ei, da che pur esser dee! ché più mi graverà, com’più m’attempo. 12 Noi ci partimmo, e su per le scalee che n’avea fatto iborni a scender pria, rimontò ’l duca mio e trasse mee; 15 e proseguendo la solinga via, tra le schegge e tra ’ rocchi de lo scoglio lo piè sanza la man non si spedia. 18 Allor mi dolsi, e ora mi ridoglio quando drizzo la mente a ciò ch’io vidi, e più lo ’ngegno affreno ch’i’ non soglio, 21 perché non corra che virtù nol guidi; sì che, se stella bona o miglior cosa m’ha dato ’l ben, ch’io stessi nol m’invidi. 24 Quante ’l villan ch’al poggio si riposa, nel tempo che colui che ’l mondo schiara la faccia sua a noi tien meno ascosa, 27 come la mosca cede alla zanzara, vede lucciole giù per la vallea, forse colà dov’e’ vendemmia e ara: 30 di tante fiamme tutta risplendea l’ottava bolgia, sì com’io m’accorsi tosto che fui là ’ve ’l fondo parea. 33 E qual colui che si vengiò con li orsi vide ’l carro d’Elia al dipartire, quando i cavalli al cielo erti levorsi, 36 che nol potea sì con li occhi seguire, ch’el vedesse altro che la fiamma sola, sì come nuvoletta, in sù salire: 39 tal si move ciascuna per la gola del fosso, ché nessuna mostra ’l furto, e ogne fiamma un peccatore invola. 42 Io stava sovra ’l ponte a veder surto, sì che s’io non avessi un ronchion preso, caduto sarei giù sanz’esser urto. 45 E ’l duca che mi vide tanto atteso, disse: «Dentro dai fuochi son li spirti; catun si fascia di quel ch’elli è inceso». 48 «Maestro mio», rispuos’io, «per udirti son io più certo; ma già m’era avviso che così fosse, e già voleva dirti: 51 chi è ’n quel foco che vien sì diviso di sopra, che par surger de la pira dov’Eteòcle col fratel fu miso?». 54 Rispuose a me: «Là dentro si martira Ulisse e Diomede, e così insieme a la vendetta vanno come a l’ira; 57 e dentro da la lor fiamma si geme l’agguato del caval che fé la porta onde uscì de’ Romani il gentil seme. 60 Piangevisi entro l’arte per che, morta, Deidamìa ancor si duol d’Achille, e del Palladio pena vi si porta». 63 «S’ei posson dentro da quelle faville parlar», diss’io, «maestro, assai ten priego e ripriego, che ’l priego vaglia mille, 66 che non mi facci de l’attender niego fin che la fiamma cornuta qua vegna; vedi che del disio ver’ lei mi piego!». 69 Ed elli a me: «La tua preghiera è degna di molta loda, e io però l’accetto; ma fa che la tua lingua si sostegna. 72 Lascia parlare a me, ch’i’ ho concetto ciò che tu vuoi; ch’ei sarebbero schivi, perch’e’ fuor greci, forse del tuo detto». 75 Poi che la fiamma fu venuta quivi dove parve al mio duca tempo e loco, in questa forma lui parlare audivi: 78 «O voi che siete due dentro ad un foco, s’io meritai di voi mentre ch’io vissi, s’io meritai di voi assai o poco 81 quando nel mondo li alti versi scrissi, non vi movete; ma l’un di voi dica dove, per lui, perduto a morir gissi». 84 Lo maggior corno de la fiamma antica cominciò a crollarsi mormorando pur come quella cui vento affatica; 87 indi la cima qua e là menando, come fosse la lingua che parlasse, gittò voce di fuori, e disse: «Quando 90 mi diparti’ da Circe, che sottrasse me più d’un anno là presso a Gaeta, prima che sì Enea la nomasse, 93 né dolcezza di figlio, né la pieta del vecchio padre, né ’l debito amore lo qual dovea Penelopé far lieta, 96 vincer potero dentro a me l’ardore ch’i’ ebbi a divenir del mondo esperto, e de li vizi umani e del valore; 99 ma misi me per l’alto mare aperto sol con un legno e con quella compagna picciola da la qual non fui diserto. 102 L’un lito e l’altro vidi infin la Spagna, fin nel Morrocco, e l’isola d’i Sardi, e l’altre che quel mare intorno bagna. 105 Io e ’ compagni eravam vecchi e tardi quando venimmo a quella foce stretta dov’Ercule segnò li suoi riguardi, 108 acciò che l’uom più oltre non si metta: da la man destra mi lasciai Sibilia, da l’altra già m’avea lasciata Setta. 111 "O frati", dissi "che per cento milia perigli siete giunti a l’occidente, a questa tanto picciola vigilia 114 d’i nostri sensi ch’è del rimanente, non vogliate negar l’esperienza, di retro al sol, del mondo sanza gente. 117 Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza". 120 Li miei compagni fec’io sì aguti, con questa orazion picciola, al cammino, che a pena poscia li avrei ritenuti; 123 e volta nostra poppa nel mattino, de’ remi facemmo ali al folle volo, sempre acquistando dal lato mancino. 126 Tutte le stelle già de l’altro polo vedea la notte e ’l nostro tanto basso, che non surgea fuor del marin suolo. 129 Cinque volte racceso e tante casso lo lume era di sotto da la luna, poi che ’ntrati eravam ne l’alto passo, 132 quando n’apparve una montagna, bruna per la distanza, e parvemi alta tanto quanto veduta non avea alcuna. 135 Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto, ché de la nova terra un turbo nacque, e percosse del legno il primo canto. 138 Tre volte il fé girar con tutte l’acque; a la quarta levar la poppa in suso e la prora ire in giù, com’altrui piacque, infin che ’l mar fu sovra noi richiuso». 142

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martedì 24 novembre 2020

Grazia Deledda - Il dono di Natale - imago edizioni

 

A tre anni dal premio Nobel (1927), Grazia Deledda si cimenta nel racconto per ragazzi, con un tema come pochi suggestivo e riandando naturalmente alla sua Sardegna pastorale.
Crea un’ambientazione mitica di un piccolo villaggio sepolto dalla neve, un presepe umano vibrante di atmosfere magico-religiose.
Nasce così Il dono di Natale, novella che dà il titolo all’intera raccolta di racconti per ragazzi ispirata al Natale pubblicata nel 1930. L’emozione della Vigilia, per i giovani protagonisti del racconto, sarà ripagata con un regalo meraviglioso, inatteso e in perfetta sintonia con la Natività”.
Grazia Deledda- Il dono di Natale


Per la tavola che illustra l'ingresso di Felle in casa, ho preso spunto dall'arredamento della cucina nella casa Museo di Grazia Deledda a Nuoro e dai disegni di

Per le decorazioni dei mobili ho guardato i disegni eseguiti da Gavino Clemente per i mobili della casa romana di Grazia Deledda.


In copertina ho ripreso questa foto di Grazia Deledda che legge con il piccolo Sardus...
mi sembrava un'immagine tenera, ma anche un bell'invito alla lettura condivisa.


Questa è una delle prove fatte per la copertina del libro con il grafico Nino Mele...



Questo è un racconto dove la Sardegna appare in una veste un po' insolita: 
i monti, i tetti e le strade sono coperti da un manto candido, immersi in un'atmosfera fiabesca.


Nelle case lo scoppiettare del fuoco illumina e riscalda anche le famiglie più povere.





In una prima fase l'editor Giulio Concu e il grafico Nino Mele, hanno diviso scrupolosamente il testo, nell'intento di non snaturare il ritmo della lettura.
Così ho potuto sviluppare le tavole tenendo conto degli spazi riservati al testo 
e delle immagini contenute in esso.













alcuni studi a matita...




Grazie a chi ha festeggiato mettendo sotto l'albero l'albo illustrato "il dono di Natale" di Grazia Deledda, grazie a tutti i bambini che l'hanno già sfogliato e agli amici che hanno condiviso la festa con me inviandomi le foto! ❤
Buone feste e buone letture a tutti!✨




lunedì 23 novembre 2020

Margarita Kukhtina #drawthisinyourstyle



 Margarita Kukhtina prima mi incanta, mi fa sognare con la sua tavolozza delicata, ci regala preziosi consigli su colori e forme ...e ora eccola con una sfida irresistibile!  



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 Illustrazione per @archina.laezza 's 6k #drawthisinyourstyle challenge! 

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