lunedì 31 luglio 2023

Angelica











 ðŸ“–  con il ritratto di Angelica mi unisco alla tessitura di "Un filo nel vento, Storie di donne",  un'opera corale, un libro scritto da Roberta Sale, edito da Ilisso e illustrato da  Lilliana Comes, Nicoletta Calvo, Berenice La Ruche, Giorgia Atzeni, Pia Valentinis, Maria Francesca Melis, Kiki Skipi, Alessandra Murgia, Sara Bachmann, Valentina Fadda, Annalisa Salis, Claudia Piras, Daniela Demurtas, Daniela Spoto, Daniela Cella, Viola Vistosu Villani, Silvia Maxia, Alessandra Pulixi, Barbara Pala, Sebastiana Mesina e Simone Loi.

https://unfilonelvento.altervista.org/

💪 Angelica, simbolo della bellezza irraggiungibile nell'Orlando Furioso di Ariosto, ma anche una donna ribelle. 

Contraria all'idea di essere conquistata, si oppone al destino che le stato assegnato: diventare il premio per il soldato più valoroso. 


💫 Angelica scappa e usa tutte le sue risorse per resistere: tenacia, astuzia e magia.

Un anello magico la rende invisibile e immune ai tranelli del mago Atlante (un anello tipo quello di Tolkien ma senza controindicazioni!) 


🌼 Nel disegno fugge attraverso il giardino del palazzo di Atlante, con i capelli al vento e dei fiori tra le ciocche... 

come andava di moda fare tra I pittori del Rinascimento ho scelto di inserire un indizio del suo nome con i fiori, quelli dell'angelica. 


🎠 Sullo sfondo, nella sua armatura scintillante, corre anche Orlando.

Su e giù per il palazzo incantato di Atlante, si perde inseguendo quella che gli pare essere Angelica, ma altro non è che la sua più grande ossessione. 


😣 Si perdono come Orlando tutti coloro che entrano nel palazzo: qui si rimanere intrappolati come in un sogno inconcludente! 


💙 Dopo tanto fuggire anche Angelica si innamora ma di questo vi parlerà Roberta nel suo libro 


✒ Piacciavi udir ne l’altro canto il resto,

Signor, che tempo è omai di finir questo


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Ludovico Ariosto - Orlando furioso (1928)

Canto duodecimo


Senza riposo Orlando porta avanti la sua ricerca di Angelica, come la dea Cerere aveva cercato la figlia rapita.
Orlando non aveva a sua disposizione un carro trainato da Draghi, ma poteva dirsi tanto voglioso di ritrovare la persona perduta quanto lo era stata allora Cerere; non riuscì come la dea a controllare ogni minimo luogo, ma svolse comunque una ricerca continua, minuziosa ed estenuante.


4
     L’ha cercata per Francia: or s’apparecchia
per Italia cercarla e per Lamagna,
per la nuova Castiglia e per la vecchia,
e poi passare in Libia il mar di Spagna.
Mentre pensa cosí, sente all’orecchia
una voce venir, che par che piagna:
si spinge inanzi; e sopra un gran destriero
trottar si vede inanzi un cavalliero,

5
     che porta in braccio e su l’arcion davante
per forza una mestissima donzella.
Piange ella e si dibatte e fa sembiante
di gran dolore, et in soccorso appella
il valoroso principe d’Anglante;
che come mira alla giovane bella,
gli par colei, per cui la notte e il giorno
cercato Francia avea dentro e d’intorno.

6
     Non dico ch’ella fosse, ma parea
Angelica gentil ch’egli tant’ama.
Egli, che la sua donna e la sua dea
vede portar sí addolorata e grama,
spinto da l’ira e da la furia rea,
con voce orrenda il cavallier richiama;
richiama il cavalliero e gli minaccia,
e Brigliadoro a tutta briglia caccia.

7
     Non resta quel fellon, né gli risponde,
all’alta preda, al gran guadagno intento,
e sí ratto ne va per quelle fronde,
che saria tardo a seguitarlo il vento.
L’un fugge, e l’altro caccia; e le profonde
selve s’odon sonar d’alto lamento.
Correndo usciro in un gran prato; e quello
avea nel mezzo un grande e ricco ostello.

[p. 246]


8
     Di vari marmi con suttil lavoro
edificato era il palazzo altiero.
Corse dentro alla porta messa d’oro
con la donzella in braccio il cavalliero.
Dopo non molto giunse Brigliadoro,
che porta Orlando disdegnoso e fiero.
Orlando, come è dentro, gli occhi gira;
né piú il guerrier, né la donzella mira.

9
     Subito smonta, e fulminando passa
dove piú dentro il bel tetto s’alloggia:
corre di qua, corre di lá, né lassa
che non vegga ogni camera, ogni loggia.
Poi che i segreti d’ogni stanza bassa
ha cerco invan, su per le scale poggia;
e non men perde anco a cercar di sopra,
che perdessi di sotto, il tempo e l’opra.

10
     D’oro e di seta i letti ornati vede:
nulla de muri appar né de pareti;
che quelle, e il suolo ove si mette il piede,
son da cortine ascose e da tapeti.
Di su di giú va il conte Orlando e riede;
né per questo può far gli occhi mai lieti
che riveggiano Angelica, o quel ladro
che n’ha portato il bel viso leggiadro.

11
     E mentre or quinci or quindi invano il passo
movea, pien di travaglio e di pensieri,
Ferraú, Brandimarte e il re Gradasso,
re Sacripante et altri cavallieri
vi ritrovò, ch’andavano alto e basso,
né men facean di lui vani sentieri;
e si ramaricavan del malvagio
invisibil signor di quel palagio.

[p. 247]


12
     Tutti cercando il van, tutti gli dánno
colpa di furto alcun che lor fatt’abbia:
del destrier che gli ha tolto, altri è in affanno;
ch’abbia perduta altri la donna, arrabbia;
altri d’altro l’accusa: e cosí stanno,
che non si san partir di quella gabbia;
e vi son molti, a questo inganno presi,
stati le settimane intiere e i mesi.


(...)
a tutti par che quella cosa sia,
che piú ciascun per sé brama e desia.

21
     Questo era un nuovo e disusato incanto
ch’avea composto Atlante di Carena,
perché Ruggier fosse occupato tanto
in quel travaglio, in quella dolce pena,
che ’l mal’influsso n’andasse da canto,
l’influsso ch’a morir giovene il mena.
Dopo il castel d’acciar, che nulla giova,
e dopo Alcina, Atlante ancor fa pruova.

22
     Non pur costui, ma tutti gli altri ancora,
che di valore in Francia han maggior fama,
acciò che di lor man Ruggier non mora,
condurre Atlante in questo incanto trama.
E mentre fa lor far quivi dimora,
perché di cibo non patischin brama,
sí ben fornito avea tutto il palagio,
che donne e cavallier vi stanno ad agio.

23
     Ma torniamo ad Angelica, che seco
avendo quell’annel mirabil tanto,
ch’in bocca a veder lei fa l’occhio cieco,
nel dito, l’assicura da l’incanto;
e ritrovato nel montano speco
cibo avendo e cavalla e veste e quanto
le fu bisogno, avea fatto il disegno
di ritornare in India al suo bel regno.

[p. 250]


24
     Orlando volentieri o Sacripante
voluto avrebbe in compagnia: non ch’ella
piú caro avesse l’un che l’altro amante;
anzi di par fu a’ lor disii ribella:
ma dovendo, per girsene in Levante,
passar tante cittá, tante castella,
di compagnia bisogno avea e di guida,
né potea aver con altri la piú fida.

25
     Or l’uno or l’altro andò molto cercando,
prima ch’indizio ne trovasse o spia,
quando in cittade, e quando in ville, e quando
in alti boschi, e quando in altra via.
Fortuna al fin lá dove il conte Orlando,
Ferraú e Sacripante era, la invia,
con Ruggier, con Gradasso et altri molti
che v’avea Atlante in strano intrico avolti.

26
     Quivi entra, che veder non la può il mago,
e cerca il tutto, ascosa dal suo annello;
e truova Orlando e Sacripante vago
di lei cercare invan per quello ostello.
Vede come, fingendo la sua imago,
Atlante usa gran fraude a questo e a quello.
Chi tor debba di lor, molto rivolve
nel suo pensier, né ben se ne risolve.

27
     Non sa stimar chi sia per lei migliore,
il conte Orlando o il re dei fier Circassi.
Orlando la potrá con piú valore
meglio salvar nei perigliosi passi:
ma se sua guida il fa, sel fa signore;
ch’ella non vede come poi l’abbassi,
qualunque volta, di lui sazia, farlo
voglia minore, o in Francia rimandarlo.

[p. 251]


28
     Ma il Circasso depor, quando le piaccia,
potrá, se ben l’avesse posto in cielo.
Questa sola cagion vuol ch’ella il faccia
sua scorta, e mostri avergli fede e zelo.
L’annel trasse di bocca, e di sua faccia
levò dagli occhi a Sacripante il velo.
Credette a lui sol dimostrarsi, e avenne
ch’Orlando e Ferraú le sopravenne.

29
     Le sopravenne Ferraú et Orlando;
che l’uno e l’altro parimente giva
di su di giú, dentro e di fuor cercando
del gran palazzo lei, ch’era lor diva.
Corser di par tutti alla donna, quando
nessuno incantamento gli impediva:
perché l’annel ch’ella si pose in mano,
fece d’Atlante ogni disegno vano.

30
     L’usbergo indosso aveano e l’elmo in testa
dui di questi guerrier, dei quali io canto;
né notte o dí, dopo ch’entraro in questa
stanza, l’aveano mai messi da canto;
che facile a portar, come la vesta,
era lor, perché in uso l’avean tanto.
Ferraú il terzo era anco armato, eccetto
che non avea, né volea avere elmetto,


33
     Atlante riparar non sa né puote,
ch’in sella non rimontino i guerrieri
per correr dietro alle vermiglie gote,
all’auree chiome et a’ begli occhi neri
de la donzella, ch’in fuga percuote
la sua iumenta, perché volentieri
non vede li tre amanti in compagnia,
che forse tolti un dopo l’altro avria.

34
     E poi che dilungati dal palagio
gli ebbe sí, che temer piú non dovea
che contra lor l’incantator malvagio
potesse oprar la sua fallacia rea;
l’annel, che le schivò piú d’un disagio,
tra le rosate labra si chiudea:
donde lor sparve subito dagli occhi,
e gli lasciò come insensati e sciocchi.

35
     Come che fosse il suo primier disegno
di voler seco Orlando o Sacripante,
ch’a ritornar l’avessero nel regno
di Galafron ne l’ultimo Levante;
le vennero amendua subito a sdegno,
e si mutò di voglia in uno instante:
e senza piú obligarsi o a questo o a quello,
pensò bastar per amendua il suo annello

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